La mia storia

La mia geografia personale inizia con uno sguardo rivolto a nord, da quella regione densa e vibrante chiamata Brianza. L'orizzonte della mia infanzia non era una linea piatta, ma il profilo frastagliato del Lago di Como, dominato da due maestre di roccia e di carattere: la Grigna e la Grignetta. Sono cresciuto lì, in una famiglia che mi ha donato il valore più grande: la libertà di cercare la mia strada. Quegli anni Novanta, vissuti con l'istinto più che con la consapevolezza, sono stati il mio primo, inconsapevole avamposto.

La fine del liceo scientifico ha coinciso con l'inizio di una ricerca più strutturata. Sentivo che il mondo mi chiamava, ma non volevo essere un semplice visitatore. I primi viaggi in solitaria mi hanno insegnato l'autonomia, ma mi hanno anche mostrato i miei limiti: mi mancavano gli strumenti per comprendere e per raccontare. Per questo, il mio percorso universitario è stato una scelta precisa: la laurea in Scienze del Turismo per imparare a leggere le carte del mondo, seguita dalla laurea magistrale in Cinema e Documentario per imparare a interpretarne l'anima.

Le mie tesi, una sulla Via della Seta con Alessandro Cecchi Paone e l'altra sui Grandi fotografi della wilderness americana con Giovanni Chiaramonte, sono state i primi tentativi di saldare questi due mondi.

“Ci sono persone che possono vivere senza terre selvagge, altre no…”

— Aldo Leopold, A Sand County Almanac

Il mestiere

Nel 2011, quella ricerca ha trovato il suo primo, vero territorio: la Groenlandia. Lì ho iniziato il mestiere di guida, un ruolo che per me è sempre stato quello di un traduttore di esperienze. Poco dopo, l'Islanda è diventata la mia seconda casa.

Parallelamente, ho continuato a coltivare l'arte del racconto attraverso il documentario. Ho seguito le Olimpiadi Invernali in Corea per Discovery Channel e ho avuto l'onore di filmare il leggendario Gruppo dei Ragni di Lecco, tornando così a quelle montagne che avevano dato inizio a tutto. Guidare persone e montare le storie di grandi alpinisti ed esploratori mi ha insegnato che l'avventura, senza una narrazione che le dia un senso e sia condivisibile con altri, è solo un'esperienza a metà.

Dal 2015, questo doppio percorso è confluito nel mio lavoro con Kel 12 - National Geographic Expeditions. Ho iniziato come Tour Leader e oggi, come Product Manager esperto delle regioni artiche e polari, ho il privilegio di essere un architetto di spedizioni. Il mio compito è ideare, sviluppare e creare i percorsi che permettano ad altri di entrare in dialogo con gli angoli più remoti e selvaggi del pianeta. Ma non ho mai abbandonato il terreno: continuo a guidare personalmente molti di questi viaggi, perché credo che la responsabilità di un percorso includa anche il condividerne ogni passo.


La bussola

Oggi vivo con la mia famiglia in provincia di Lecco, e i nostri sguardi sono rivolti ancora a quell'orizzonte, a quel lago e a quelle montagne. Il cerchio si è chiuso, ma il viaggio continua.

La mia più grande ambizione non è professionale, ma umana: lasciare a mia figlia un mondo in cui sia ancora possibile provare meraviglia e, al tempo stesso, farle comprendere l'importanza di avere una relazione intima con qualcosa di più grande di noi.

L'obiettivo ultimo, sia come padre che come guida, è lo stesso: coltivare in sé e negli altri la capacità di sentirsi parte di una comunità immensa e antica, quella della Terra. E di agire di conseguenza, non più come conquistatori, ma come custodi consapevoli.