Arrivare alle Azzorre significa approdare su frammenti di terra emersa dove la natura manifesta una forza primordiale. Il nero suolo vulcanico, l'onnipresenza dell'oceano e il verde intenso della vegetazione compongono un paesaggio che sembra esistere al di fuori del tempo. Ma oltre la grandiosità dello scenario, queste isole custodiscono un tesoro più intimo e fragile: un santuario per specie endemiche che non esistono in nessun altro angolo del pianeta. Sono forme di vita uniche, evolutesi in totale isolamento. Incontrarle è un'occasione per comprendere la vera anima di questo sparuto gruppo di isole. Si calcola che su oltre ottocento piante, una sessantina si trovino solo nell'arcipelago: di queste quasi la metà sia a rischio estinzione.
Due esempi, in particolare sono emblematici: l'arbusto quasi preistorico della Euphorbia stygiana e - allargando il campo anche alla fauna dell’isola - il ciuffolotto delle Azzorre, o priolo, come lo chiamano (con rispetto) i locali di qui: uno degli uccelli più rari d’Europa.
L'endemismo insulare: perché la biodiversità delle Azzorre è unica al mondo
Per comprendere la particolarità della flora e della fauna azzoriana, è necessario partire dalla sua genesi. Le isole sono cime di enormi vulcani sottomarini, emerse in mezzo all'Atlantico e mai collegate a un continente. Questo isolamento geografico le ha trasformate in straordinari laboratori evolutivi. Le poche specie che, nei millenni, sono riuscite a colonizzarle trasportate dai venti, dalle correnti o dagli uccelli, si sono trovate in un mondo nuovo. Senza i predatori o i competitori dei loro luoghi d'origine, hanno intrapreso percorsi evolutivi unici, adattandosi e trasformandosi. Questo processo, noto come endemismo insulare, è la ragione della straordinaria biodiversità delle Azzorre. Ogni specie endemica è il risultato di un lungo percorso di adattamento, un essere vivente che racconta la storia geologica e biologica di questo arcipelago.
Euphorbia stygiana, la pianta endemica che custodisce la memoria della laurisilva
Incontrare l'Euphorbia stygiana lungo un sentiero umido è come fare un passo indietro nel tempo. È un arbusto robusto, con grandi foglie coriacee disposte a rosetta all'apice dei fusti, che in primavera produce infiorescenze giallo-verdi dall'odore di miele. Il suo aspetto è quasi arcaico, un ricordo vivente delle antiche foreste che un tempo ricoprivano gran parte d'Europa e del bacino del Mediterraneo.
Questa pianta è una delle sopravvissute della foresta laurisilva, un ecosistema subtropicale umido che oggi, alle Azzorre, trova uno dei suoi ultimi rifugi. La sua presenza non è solo un dato botanico; è una testimonianza. L'euforbia prospera nelle condizioni di umidità e ombra offerte dalle foreste native, ma è estremamente vulnerabile all'avanzata delle specie vegetali invasive e ai cambiamenti del suo habitat. Proteggerla significa custodire l'integrità di un intero ecosistema e preservare un frammento della memoria botanica del pianeta. La sua sopravvivenza è un indicatore diretto dello stato di salute delle foreste più antiche dell'arcipelago e un monito sull'importanza della tutela natura Azzorre.

Il priolo, la storia del ciuffolotto endemico delle Azzorre salvato dall'estinzione
Se l'euforbia è un simbolo silenzioso, il priolo delle Azzorre (Pyrrhula murina) è la voce più emblematica e minacciata dell'arcipelago. Questo piccolo uccello, parente del ciuffolotto europeo, vive esclusivamente in una piccolissima area nella parte orientale dell'isola di São Miguel, tra la Serra da Tronqueira e il Pico da Vara.
Alla fine del XX secolo, la sua popolazione era crollata a poche decine di coppie, portandolo sulla soglia dell'estinzione. La causa principale del suo declino è stata la distruzione del suo habitat, la foresta laurisilva, per far posto a pascoli e piantagioni commerciali, e la diffusione di piante esotiche invasive che hanno soppiantato le specie autoctone di cui si nutre. La storia della conservazione della sua specie è un esempio eccezionale di come un intervento mirato possa fare la differenza. Attraverso un progetto a lungo termine, le organizzazioni ambientaliste locali e internazionali hanno lavorato per ripristinare la foresta nativa, sradicando le specie invasive e piantando decine di migliaia di alberi autoctoni. Hanno restituito al priolo delle Azzorre la sua casa e le sue fonti di cibo. Oggi, la popolazione è in lenta ripresa. Sentire di nuovo il suo canto sommesso tra gli alberi della laurisilva non è solo un'emozione per naturalisti, ma la prova tangibile che la resilienza della natura, se aiutata da un impegno umano consapevole, può avere la meglio.

Tutela e consapevolezza: come proteggere le specie endemiche delle Azzorre
L'esistenza di creature come l'Euphorbia stygiana e il priolo delle Azzorre ridefinisce il concetto di viaggio in luoghi come l’arcipelago portoghese. Sposta l'attenzione dal semplice "vedere" al "comprendere". Comprendere che ogni sentiero percorso in una foresta nativa è un passo dentro un equilibrio delicatissimo, frutto di milioni di anni di evoluzione. La biodiversità delle Azzorre non dovrebbe essere uno sfondo per fotografie, ma un patrimonio attivo la cui sopravvivenza dipende anche dalle scelte di noi tutti, che con consapevolezza abbiamo deciso di visitarle.
Euphorbia stygiana e il priolo sono solo due esempi, ma la tutela di queste specie uniche non è una questione relegata a scienziati o attivisti e ambientalisti. Il loro futuro è legato a doppio filo alle decisioni prese sul territorio, a un'economia che sappia integrare la conservazione e a una cultura del turismo che privilegi il rispetto alla conquista.
Queste creature discrete sono le vere custodi dell'identità delle Azzorre. La loro persistenza nel mondo di domani sarà la misura più accurata della nostra capacità di aver compreso la lezione che queste isole vulcaniche, isolate nel mezzo dell'oceano, continuano a offrirci.