La Groenlandia perde 30 milioni di tonnellate di ghiaccio ogni ora!

Nei paesaggi incontaminati della Groenlandia, un fenomeno importante sta sconvolgendo il delicato equilibrio dell'Artico.

Secondo un recente studio pubblicato lo scorso 17 gennaio sulla rinomata rivista Nature , i ghiacciai dell’isola più grande al mondo si stanno ritirando a un ritmo ancora più preoccupante, superando le già allarmanti precedenti stime. La calotta glaciale sta infatti perdendo una media di 30 milioni di tonnellate di ghiaccio ogni ora (!).

Non è un refuso, avete letto bene: 30 milioni di tonnellate di ghiaccio ogni ora. 720 milioni di tonnellate di ghiaccio al giorno!

Alcuni dati purtroppo sono drammatici, ma utili da sapere.

Nell’estate del 2022, un paio di giorni sono stati cerchiati con il pennarello rosso sul calendario della storia.
Il 15 e il 17 Luglio 2022, i ghiacciai della Groenlandia hanno perso oltre 6 miliardi di tonnellate d'acqua in ventiquattro ore. Dal 1985, sono cinquemila i chilometri quadrati bianchi che sono andati persi. In meno di quarant’anni, una regione grande quanto la Liguria è scomparsa per sempre: da Sanremo alle Cinque Terre svanita in mare.

Lo studio è stato condotto da un team di ricercatori statunitensi guidato dagli scienziati del Jet Propulsion Laboratory della NASA presso il California Institute of Technology: gli studiosi hanno combinato oltre duecentomila osservazioni ricavate manualmente e derivate dall'AI, definendo così un prospetto in grado di definire l'estensione della calotta glaciale ogni mese per quattro decenni. 

I risultati sono inflessibili: le attuali stime hanno sottostimato la recente perdita di massa dalla Groenlandia fino al 20%. Il fondato timore è che siamo di fronte ad un punto di non ritorno non solo per l’isola bianca, ma per l’intero pianeta.

L'effetto a catena sulle correnti oceaniche

Gli effetti di questa grave crisi climatica si estendono infatti ben oltre le lingue e le morene dei ghiacciai al 70° parallelo, ma hanno il potenziale di sconvolgere tutti i modelli oceanici fondamentali. I processi che potrebbero innescarsi sono molteplici.

Quando questi ghiacciai si sciolgono, rilasciano nell'oceano volumi significativi di acqua dolce. Questo afflusso non previsto mette a rischio la circolazione oceanica e la distribuzione dell'energia termica del pianeta: viene infatti indebolita la stabilità della cosiddetta Circolazione Meridionale Atlantica (Amoc), un sistema di correnti oceaniche - tra cui anche la celebre Corrente del Golfo - che ha il compito di trasportare acque calde delle latitudini più basse verso quelle più a nord. Arrivata nelle zone polari, l’acqua rilascia il suo calore e raffreddandosi scende verso il fondale dell’oceano per far così ritorno verso le regioni equatoriali più calde. Un processo millenario e in perfetto equilibrio, grazie anche al quale si è sviluppata la vita così come la conosciamo oggi. Fino ad oggi…

Questo equilibrio rischia di esser alterato per sempre dalla maggiore quantità di acqua dolce proveniente dallo scioglimento della calotta groenlandese.

Una catastrofe globale incombente

Non possiamo certamente riassumere tutto in poche righe, ma la catastrofe annunciata richiede un'attenzione particolare e un'azione immediata.

Con la destabilizzazione dell'Amoc e il consistente rilascio di acqua dolce nell'oceano, si rischia infatti di alterare l’equilibrio esistente e avere una miriade di conseguenze devastanti che non possono ancora esser del tutto comprese.

Si teme che qualsiasi piccola fonte di acqua dolce in più possa dare l’ultima spinta per innescare un collasso su vasta scala, sconvolgendo i modelli meteorologici globali, gli ecosistemi e la sicurezza alimentare globale.

Ha dichiarato Chad Greene, glaciologo del Jet Propulsion Laboratory.

L’assenza delle acque calde e delle correnti che regolano il clima sul Vecchio Continente potrebbero anche far diventare il clima in Europa molto più freddo rispetto a quello a cui siamo abituati, rendendolo ad esempio molto più simile a quello di Canada e Stati Uniti alle medesime latitudini.

Le conseguenze non sono ancora ben chiare, ma di sicuro ci troviamo di fronte ad un punto cruciale che non possiamo più ignorare.

Non sono infatti solo le correnti oceaniche a rischiare processi irreversibili.

Dobbiamo anche considerare che a livello di atmosfera generale, queste stime allarmanti rischiano di portar in dote un crollo importante dell'albedo, ossia della capacità della superficie terrestre di riflettere i raggi solari. Come è facilmente comprensibile, una superficie ghiacciata ha un valore di albedo maggiore rispetto a quello della superficie terrestre o a quello del mare, più scure. Queste superficie infatti assorbono più calore e avendo molta meno superficie ghiacciata (e riflettente) presente nel globo, si andrebbe a moltiplicare il processo di riscaldamento e di scioglimento dei ghiacciai in modo esponenziale.

Questa veloce analisi rivela l'allarmante verità che si cela dietro la diminuzione della calotta glaciale della Groenlandia, sottolineando l'esigenza di sforzi condivisi per affrontare la crescente emergenza climatica. Non si tratta di episodi isolati e lontani che non ci riguardano; o - al più - di eventi a cui guardare con occhi tristi e dispiaciuti: siamo di fronte ad una realtà che sottolinea una volta di più la connessione inscindibile tra le regioni polari e l’intero pianeta.

Le alte latitudini fanno registrare un riscaldamento quattro volte più veloce rispetto alle altre zone, vi è l’esigenza per l'umanità intera di confrontarsi con gli impatti di una crisi che riguarda tutti.

Mentre l'Artico subisce profonde trasformazioni, le imminenti emergenze si ripercuotono in tutto il mondo, sollecitando un'azione veloce e risoluta per mitigare una crisi globale sempre più vicina all’esplosione.

LO STUDIO

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