I Giganti del Nord Atlantico: guida ai cetacei d'Islanda

Come abbiamo visto nell’ultimo post qui sul blog: l'Islanda è un'isola geologicamente giovane e incredibilmente dinamica, ma è nelle sue acque che si manifesta una delle più straordinarie concentrazioni di vita marina dell'emisfero settentrionale. L'intersezione di potenti correnti oceaniche, la complessa topografia sottomarina e l'intensa produttività biologica stagionale trasformano questo tratto di Nord Atlantico in un'area di alimentazione cruciale per numerose specie di cetacei.

Comprendere l'unicità di questo ecosistema è fondamentale per apprezzare la presenza e i comportamenti dei magnifici mammiferi marini che lo popolano.

In questo nuovo articolo esploreremo le diverse specie di cetacei che si possono avvistare in Islanda, analizzando quelle più significative, la loro distribuzione, le dinamiche ecologiche che ne regolano la presenza e le sfide che ne minacciano la sopravvivenza, offrendo una prospettiva approfondita su uno degli spettacoli naturali più potenti che si possano vivere sull’isola.

Coda di megattera (Megaptera novaeangliae) emerge durante immersione nelle acque islandesi, montagne sullo sfondo - avvistamento cetacei Islanda.

L'eccezionale produttività delle acque islandesi

La notevole abbondanza di balene e delfini intorno all'Islanda è una diretta conseguenza delle peculiari condizioni oceanografiche di questo angolo di mondo. La piattaforma continentale islandese è infatti influenzata dalla calda corrente Irminger, un ramo settentrionale della corrente del Golfo, e dalle fredde e nutrienti acque della corrente della Groenlandia Orientale e della corrente Islandese Orientale. La convergenza di queste masse d'acqua innesca intensi fenomeni di upwelling: un fenomeno oceanografico che trasporta nutrienti essenziali dalle profondità verso lo strato superficiale illuminato dal sole.

Questa incredibile “fertilizzazione naturale” scatena imponenti fioriture di fitoplancton durante la primavera e l'estate, quando la luce solare aumenta. Le microalghe costituiscono la base dell'intera catena alimentare marina: vaste popolazioni di zooplancton, in particolare copepodi e krill, prosperano nutrendosi del fitoplancton. A loro volta, questi organismi diventano la preda fondamentale per enormi banchi di piccoli pesci pelagici, tra cui spiccano il capelin, l'aringa e, in misura crescente negli ultimi anni, lo sgombro.

È questa piramide alimentare estremamente produttiva che rende le acque islandesi un'irresistibile area per un numero così elevato (e una varietà così ampia) di cetacei. I fiordi profondi, le ampie baie e le scarpate continentali vicine alla costa offrono inoltre una gamma di habitat adatti a differenti strategie di alimentazione, socializzazione e riproduzione.

Fiordo che si affaccia nelle acque islandesi del Nord Atlantico, luogo ideale della catena alimentare per i cetacei d'Islanda.

I filtratori maestosi: i misticeti

Il sottordine dei Misticeti - le balene dotate di fanoni - trova nelle ricche acque islandesi un terreno di caccia ideale. Queste specie utilizzano le loro strutture a pettine, i fanoni appunto, per filtrare enormi quantità d'acqua e trattenere piccoli organismi.

La Megattera (Megaptera novaeangliae) è senza dubbio una delle specie più iconiche e carismatiche che si possano avvistare. Presenti in gran numero nelle acque islandesi, soprattutto da tarda primavera all'inizio dell'autunno, questi cetacei intraprendono lunghe migrazioni dalle aree riproduttive caraibiche per raggiungere le coste di queste latitudini. Riconoscibili per le lunghe pinne pettorali (che possono raggiungere un terzo della lunghezza del corpo) e per i disegni unici sulla parte inferiore della coda, le megattere sono note per i loro comportamenti aerei. Il breaching (salto fuori dall'acqua), il lobtailing (colpo di coda in superficie) e lo flipper slapping (colpo delle pinne pettorali) sono manifestazioni frequenti, interpretate come forme di comunicazione, gioco, o forse strategie per stordire le prede o liberarsi dai parassiti. Particolarmente affascinante inoltre è la loro capacità di impiegare la bubble-net feeding: una tecnica di caccia cooperativa in cui gli individui coordinano il rilascio di colonne di bolle per intrappolare e concentrare krill o banchi di piccoli pesci prima di inghiottirli voracemente.

La Balenottera minore (Balaenoptera acutorostrata), conosciuta anche come la Balena Minke, è la più piccola tra le balenottere, ed è il misticeto più frequentemente avvistato lungo le coste islandesi, con una presenza distribuita lungo tutto l'arco dell'anno, sebbene con picchi di abbondanza nei mesi estivi. Caratterizzata da una forma slanciata e una distintiva banda bianca sulle pinne pettorali, è una nuotatrice agile che si nutre di krill, capelin, aringhe e altri piccoli pesci. Nonostante sia generalmente più solitaria e meno acrobatica della megattera, mostra spesso curiosità verso le imbarcazioni, avvicinandosi talvolta per indagare. La sua grande adattabilità la rende una presenza costante nell'ecosistema costiero islandese.

Le acque islandesi, specialmente quelle più profonde al largo, sono frequentate anche dai giganti assoluti. La balenottera comune (Balaenoptera physalus), seconda solo alla balenottera azzurra per dimensioni, colpisce per la sua velocità (è uno dei cetacei più rapidi) e la sua peculiare colorazione asimmetrica della mandibola. La sua presenza è strettamente legata ai picchi di abbondanza delle sue prede preferite, krill e capelin principalmente.

L'avvistamento della Balenottera azzurra (Balaenoptera musculus), l'animale più grande del pianeta, rappresenta un evento eccezionale, ma possibile, in particolare nelle aree settentrionali e occidentali tra la primavera e l'estate. Noi la incontrammo nell’estate 2023 mentre rientravamo in veliero da Grímsey verso Husavík. La sua mole impressionante, che può superare i 30 metri di lunghezza, e il suo soffio verticale e potente, visibile a metri di distanza, evocano la grandiosità primordiale degli oceani.

Oltre a queste magnifiche creature, le acque islandesi ospitano, seppur con minore frequenza, altre specie di misticeti che arricchiscono ulteriormente la biodiversità marina di quest'area. Tra queste, la Balenottera boreale (Balaenoptera borealis), un altro veloce nuotatore che predilige le acque profonde al largo, può essere avvistata durante i mesi estivi, quando migra verso nord per nutrirsi. Più elusiva, ma presente, è anche la Balena della Groenlandia (Balaena mysticetus), un gigante artico caratterizzato dall'assenza di pinna dorsale e da una massiccia testa arcuata, adattata a rompere il ghiaccio. Avvistamenti di quest'ultima sono rari e si concentrano nelle acque più settentrionali, testimoniando la straordinaria ricchezza dell'ecosistema marino islandese, crocevia di specie provenienti da diverse latitudini.

Anche la Balena grigia (Eschrichtius robustus), sebbene storicamente presente nell'Atlantico settentrionale e ora considerata estinta in quest'area da alcuni studiosi, viene occasionalmente segnalata, alimentando dibattiti e speranze sulla sua possibile ricolonizzazione.

Balenottera minore (Balaenoptera acutorostrata) emerge per respirare nella baia di Skjálfandi, Húsavík, Islanda

Intelligenze oceaniche: gli odontoceti

Accanto ai grandi filtratori, le acque islandesi ospitano una notevole diversità di Odontoceti, ossia i cetacei muniti di denti, caratterizzati da complesse strutture sociali, elevate capacità cognitive e sofisticate strategie di predazione basate sull'ecolocalizzazione.

L'Orca (Orcinus orca), un super-predatore al vertice della catena alimentare marina, è senza ombra di dubbio una delle presenze più affascinanti e potenti. Le popolazioni islandesi sono studiate da tempo e mostrano una notevole specializzazione alimentare, concentrandosi in larga misura sulla predazione dell'aringa. Questa abitudine determina i loro movimenti stagionali, con concentrazioni significative osservate al largo della penisola di Snæfellsnes durante l'inverno e la primavera, in concomitanza con lo svernamento delle aringhe nella baia di Breiðafjörður. Qui è possibile osservare le loro elaborate tecniche di caccia cooperativa, come il carousel feeding - in cui il pod collabora per radunare le aringhe e stordirle con potenti colpi di coda. Le orche utilizzano una vasta gamma di vocalizzazioni per la comunicazione intra-specifica e click ad alta frequenza per l'ecolocalizzazione, essenziale per la caccia in acque spesso torbide o profonde.

Il Delfino dal becco bianco (Lagenorhynchus albirostris) è una specie robusta e vigorosa, endemica delle acque fredde e temperate del Nord Atlantico. È uno degli odontoceti più comuni e regolarmente avvistati in Islanda, spesso in gruppi numerosi che pattugliano le baie e le aree costiere. Sono noti per la loro natura energetica e acrobatica, esibendosi frequentemente in salti e bow-riding (nuotare sull'onda di prua delle imbarcazioni). La loro dieta è varia e comprende merluzzo, aringa, capelin e cefalopodi.

La focena comune (Phocoena phocoena), il più piccolo cetaceo europeo, è un abitante discreto ma diffuso delle acque costiere islandesi. Le sue piccole dimensioni, il comportamento schivo e le emersioni rapide e fugaci la rendono un soggetto difficile da osservare nel dettaglio. Tuttavia, la sua presenza costante in baie, fiordi ed estuari testimonia la ricchezza delle zone litorali. Si nutre principalmente di piccoli pesci bentonici e pelagici.

Oltre a queste specie, le profondità che circondano l'Islanda possono rivelare la maestosa presenza del Capodoglio (Physeter macrocephalus). Questo gigante è un campione di immersione, capace di discendere a profondità abissali alla ricerca di calamari. I maschi solitari, in particolare, si avventurano nelle fredde acque settentrionali, e il loro caratteristico soffio obliquo può talvolta tradirne la presenza in superficie.

Meno frequenti ma significativi sono gli avvistamenti di globicefali (Globicephala melas). Questi grandi delfini oceanici, noti anche come balene pilota per la presunta abitudine di seguire un leader, vivono in strutture sociali estremamente coese, basate su legami matrilineari che possono durare per tutta la vita. Sono eccellenti subacquei, capaci di immersioni profonde per cacciare calamari e pesci mesopelagici. La loro presenza è più comune nelle acque profonde al largo della scarpata continentale, ma incursioni costiere, a volte in gruppi molto numerosi, non sono rare. Un altro abitatore delle acque più profonde e al largo è l'Iperodonte boreale (Hyperoodon ampullatus), un rappresentante della misteriosa famiglia degli zifidi. Con la sua fronte prominente e il rostro pronunciato, questo cetaceo è anch'esso un eccezionale apneista, specializzato nella caccia in ambienti pelagici remoti.

Sebbene il Delfino comune (Delphinus delphis) e il Tursiope (Tursiops truncatus) siano più tipici di acque temperate, incursioni occasionali nelle zone meridionali dell'areale islandese non sono da escludere, arricchendo ulteriormente la possibilità di incontri.

Pod di orche (Orcinus orca) nuota nella baia di Breiðafjörður, penisola di Snæfellsnes, Islanda - caccia alle aringhe.

Cartografia vivente: la distribuzione dei cetacei Islandesi

La distribuzione dei cetacei intorno all'Islanda non è uniforme né statica, ma segue pattern complessi influenzati dalla batimetria, dalle correnti, dalle stagioni e, soprattutto, dalla disponibilità delle prede.

Il Nord dell'Islanda, con centri come Húsavík nella baia di Skjálfandi e Akureyri nell'Eyjafjörður, rappresenta l'epicentro dell'attività di osservazione estiva (maggio-settembre). Le acque produttive di questa regione attirano grandi aggregazioni di megattere, balenottere minori, delfini dal becco bianco e focene. È anche una delle aree con maggiori probabilità di avvistare le grandi balenottere azzurre e comuni durante la loro migrazione alimentare.

L'Ovest, in particolare la vasta baia di Breiðafjörður accessibile dalla penisola di Snæfellsnes, offre scenari unici. È l'area principale per l'osservazione delle orche, specialmente nei mesi invernali e primaverili (indicativamente da gennaio a giugno), legate alla presenza delle aringhe. Durante l'estate, anche quest'area ospita megattere, balenottere minori e occasionalmente capodogli, che prediligono le acque profonde della scarpata.

La Baia di Faxaflói, su cui si affaccia Reykjavík, permette uscite di osservazione accessibili dalla capitale. Sebbene la diversità e la quantità di balene presenti sia decisamente inferiore rispetto al nord, vi sono possibilità di avvistamenti specialmente in estate di balenottere minori, delfini dal becco bianco e focene. Anche le megattere - seppur meno comuni - sono visitatrici stagionali comuni.

È importante però sottolineare la natura dinamica di queste presenze: le fluttuazioni annuali negli stock ittici, come quelle già citate del capelin, influenzate a loro volta da condizioni climatiche e oceanografiche, possono alterare significativamente la distribuzione e l'abbondanza dei cetacei nelle diverse aree. Le stagioni intermedie, primavera e autunno, possono offrire esperienze diverse, con meno imbarcazioni e la possibilità di osservare comportamenti migratori o specie meno comuni.

Le acque dei Fiordi dell'Ovest, luogo ideale per avvistamenti di balene in Islanda.

Un equilibrio fragile

Nonostante l'apparente abbondanza, le popolazioni di cetacei nelle acque islandesi stanno affrontando un crescente numero di pressioni ambientali e antropiche che ne minano la resilienza.

Il riscaldamento globale è forse la minaccia più pervasiva e complessa. L’innalzarsi delle temperature delle acque sta già alterando la distribuzione geografica di alcune specie ittiche preda, come lo sgombro che si spinge più a nord, e potenzialmente influenzando i cicli vitali del krill e del capelin. L'acidificazione degli oceani, causata dall'assorbimento di CO2 atmosferica, inoltre può danneggiare gli organismi con gusci o scheletri calcarei alla base della catena alimentare. Alterazioni nelle correnti oceaniche potrebbero modificare le rotte migratorie e la disponibilità di nutrienti.

L'inquinamento acustico sottomarino rappresenta una seria minaccia sensoriale. Il rumore a bassa frequenza generato dal traffico marittimo commerciale e dalle imbarcazioni turistiche può mascherare le vocalizzazioni a lunga distanza usate dalle grandi balene per comunicare tra loro. I rumori più intensi e impulsivi, come quelli prodotti dai sonar militari e dalle prospezioni sismiche per l'esplorazione di gas e petrolio, possono causare danni fisici diretti, stress acuto, cambiamenti comportamentali (interruzione dell'alimentazione, evitamento dell'area) e potenzialmente spiaggiamenti. Per gli odontoceti, che si affidano all'ecolocalizzazione, l'inquinamento acustico può ridurre l'efficienza nella caccia e nella navigazione.

L'inquinamento chimico invece introduce sostanze tossiche persistenti nell'ecosistema marino. Inquinanti organici persistenti (POP) come PCB e DDT, e metalli pesanti come il mercurio, si bioaccumulano lungo la catena alimentare, raggiungendo concentrazioni particolarmente elevate nei tessuti adiposi dei cetacei, specialmente nei predatori al vertice come le orche. Queste sostanze possono compromettere il sistema immunitario, interferire con la riproduzione e avere effetti neurologici. L'inquinamento da plastica, sotto forma di macroplastiche (rischio di ingestione o intrappolamento) e microplastiche (ingestione e potenziale trasferimento di tossine), è una preoccupazione crescente a livello globale, i cui effetti a lungo termine sui cetacei sono ancora oggetto di studio intensivo.

Le interazioni con le attività della pesca costituiscono un rischio diretto. Le catture accidentali in reti a strascico possono causare il ferimento o la morte di delfini, focene e anche grandi balene. L'intrappolamento in attrezzature da pesca perse o abbandonate rappresenta una minaccia continua e silenziosa.

Infine, ma non ultimo, la caccia commerciale alla balena rimane un elemento di complessità nel tessuto sociale islandese. Storicamente praticata, è stata ripresa nel XXI secolo, sebbene con interruzioni e quote limitate, focalizzandosi principalmente sulla balenottera comune e sulla balenottera minore (in gran parte per l'esportazione). Questa pratica è oggetto di forte condanna internazionale e di dibattito interno, anche per la sua evidente contraddizione con la fiorente industria del whale watching, che genera un indotto economico significativamente maggiore e basato sul rispetto e sulla conservazione degli animali.

Fortunatamente, parallelamente a queste minacce, si sviluppano iniziative di conservazione e ricerca. L'Istituto di Ricerca Marina  (Hafrannsóknastofnun) conduce monitoraggi sistematici delle popolazioni di cetacei tramite ricerche aeree e navali, studi acustici e analisi genetiche. Tecniche come la foto-identificazione e, più recentemente, il tagging satellitare forniscono dati preziosi su movimenti, uso dell'habitat e strutture sociali. L'Islanda inoltre aderisce ad accordi internazionali come la Commissione internazionale per la caccia alle balene (IWC), sebbene mantenga una riserva sulla moratoria della caccia commerciale, e partecipa attivamente alla NAMMCO (North Atlantic Marine Mammal Commission) per la cooperazione regionale sulla conservazione e gestione dei mammiferi marini.

L'industria del whale watching, quando condotta secondo rigorosi codici di condotta, gioca un ruolo importante nell'educazione del pubblico, nel supporto alla ricerca (tramite la raccolta di dati e il finanziamento diretto) e nel dimostrare il valore economico della conservazione naturale.

Coda di megattera (Megaptera novaeangliae) emerge durante immersione nelle acque islandesi, montagne sullo sfondo - avvistamento cetacei Islanda.

Custodi dell'oceano, testimoni della meraviglia

Le acque che circondano l'Islanda sono un ecosistema vibrante ma delicato, un teatro naturale dove si manifesta la potenza e la bellezza della vita marina su grande scala.

I cetacei che le abitano, dai più piccoli delfini ai giganti oceanici, sono indicatori preziosi della salute di questo ambiente e parte integrante di un patrimonio naturale di valore inestimabile. La loro osservazione offre non solo momenti di profonda emozione e connessione con il mondo naturale, ma anche un'opportunità per riflettere sulle complesse interazioni ecologiche e sull'impatto delle attività umane.

Affrontare le sfide della conservazione richiede un approccio basato sulla conoscenza scientifica, sulla cooperazione internazionale e su scelte consapevoli, sia a livello politico che individuale. Privilegiare un turismo responsabile, che ponga il rispetto per gli animali e il loro habitat al primo posto, guidato da una comprensione profonda dell'ambiente marino, è essenziale per garantire che le future generazioni possano continuare ad ammirare questi magnifici giganti del mare nel loro regno naturale.

La loro presenza è un monito costante alla meraviglia e alla responsabilità che condividiamo nel custodire la salute degli oceani.


Sognate di incontrare i giganti del mare, i maestosi cetacei che solcano le acque cristalline dell'Islanda? La pianificazione è il primo passo verso un incontro ravvicinato indimenticabile con queste creature magnifiche.

Contattatemi per esplorare insieme le opportunità per trasformare questo sogno in un'avventura su misura, sicura e profondamente significativa. Scopriremo insieme i segreti delle acque islandesi, regno indiscusso di megattere e balenottere, nel cuore di un’isola fatta di ghiaccio e fuoco.

Filippo Salvioni

Professional Guide • Inspired by the wilderness

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